Arti Marziali Karate

Karate una storia.

Scritto da Riccardo Fenizia

Vi racconto come nasce la mia passione per l’arte marziale e per il karate, come la coltivo – quotidianamente – attraverso i kata dal 1978 ad oggi, a.a. 2021/2022. Non mi addentro in nozioni tecniche, cosa che farò in un successivo testo. Racconto ciò che della disciplina marziale mi attrae, alcune virtù in cui si forgia il praticante. Corpo, mente e natura si esercitano in armonia nella pratica dei kata, una sorta di enciclopedia che di volta in volta diventa viva in atto nel praticante.

La storia di un professore di filosofia e la passione per le arti marziali, alcuni suggerimenti sulla via delle arti marziali

Il karate, una passione dominante.

Mi presento ai lettori. Il mio nome è Riccardo. Appartengo ad una famiglia numerosa, secondo di nove tra fratelli e sorelle. Amo la mia famiglia, amo i miei genitori e sono loro grato. L’arte marziale autentica si fonda sul rispetto per gli altri, per i genitori, per gli antenati, per la patria, per se stessi, per la propria e l’altrui libertà, rispetto per il proprio corpo e per quello dei compagni di allenamento e pratica. Essa è una disciplina. La pratica del karate, ad esempio, inizia e termina con la cortesia: Osu è la forma di saluto che si utilizza. Ogni arte marziale autentica presenta analoghe caratteristiche. La mia passione per le arti marziali è nata soprattutto a Bacoli, uno splendido paesino sul mare, vicino Baia, non lontano da Napoli, città meravigliosa e ricca di contraddizioni. Ebbene, nei periodi estivi, ero solito, con i miei fratellini e amici, negli anni 70, recarmi al cinema all’aperto. In quel periodo si proiettavano spesso i film di Bruce Lee. Bacoli Nella nostra accogliente e semplice casa, che affacciava sul mare, osservavo splendidi tramonti, seguendo con lo sguardo lo scintillio dorato sul mare, riflesso dei raggi solari, un mare lievemente mosso, e la vista e la fantasia seguivano liberamente il loro corso, immerso in una eloquente natura, che mi parlava di Dio e della pace. Frequentemente esercitavo ed esercito il corpo in vari modi, avevo circa dodici anni e viaggiavo verso i quattordici, piegamenti sulle gambe, estensore, piegamenti sulle braccia, lotta libera contro chiunque si presentasse sulla spiaggia sottostante, dal balcone vedevo ragazzi della zona che si confrontavano in duelli amichevoli, chi metteva a terra l’altro con le spalle vinceva ed io scendevo e vincevo praticamente sempre, per cui tutti mi sfidavano, ci divertivamo in ogni caso, tutti insieme. Remavamo sempre, i miei fratelli ed io, portando la nostra piccola , per noi enorme, barca di legno, un gozzo a remi con un piccolo motore fuoribordo. Andavamo da Bacoli fino al faro di Capo Miseno e, a volte, uscendo dal golfo di Napoli, giungevamo sino alla spiaggia di Miliscola, che affacciava sul mare aperto, in qualche modo, pur protetta da Monte di Procida. Usavo piccoli pesi per rinforzare il corpo, imitando Bruce Lee; giocavo a pallavolo con amiche e amici, anche per poter scherzare con qualche fanciulla del luogo. Mi confrontavo con i miei fratelli, quelli vicini di età, nella pratica di calci volanti e tecniche sulla scia dei film che vedevamo.

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